Parla Aldo Manzin, docente di Microbiologia all’Università di Cagliari
I numeri indicano una Sardegna nella quale il coronavirus sembra non voler cedere e continua a contagiare ogni giorno centinaia di persone, così come cresce il numero dei decessi, cento in un mese.
Sul Covid nessun allarme, anche se i dati potrebbero indurre al pessimismo ed invece spingono gli uomini di scienza a cambiare prospettiva.
«Non siamo ai livelli di due anni fa», dice il professore Aldo Manzin, ordinario di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Cagliari.
«Il virus – prosegue – sta circolando e circolerà ancora. Con l’85 per cento dei sardi vaccinato la pressione sugli ospedali è meno forte, specie nelle terapie intensive».
C’è poi un altro aspetto importante: i tamponi sia gli antigenici che i molecolari sono più mirati.
«Mentre nei mesi precedenti – evidenzia il professore – si facevano tamponi in modo forse abnorme, per via della necessità di poter svolgere diversi tipi di attività, sia lavorative che ludiche, oggi chi fa il tampone ha concreti motivi per farlo: perché asintomatico, perché sottoposto a tracciamento, in quanto a contatto con soggetti positivi, o ancora si tratta di tamponi per uscita da precedente positività».
«Quindi – ribadisce Manzin – l’attività di tracciamento con i tamponi è indirizzata verso una maggiore possibilità di registrare una positività. Quello che emerge è che i soggetti che hanno completato il ciclo vaccinale, anche con la terza dose, generalmente, manifestano un’infezione asintomatica o con sintomi più lievi».
«Ciò che occorre evidenziare – dice il docente – è che non c’è un incremento significativo degli accessi ospedalieri. C’è poi un dato che è quello relativo ai decessi: la curva di questi dati è posticipata rispetto ai dati dei contagi, e quindi non c’è un parallelo tra aumento dei casi e morti per Covid».
Per quanto riguarda poi la percezione del virus tra la gente per il professore «si tratta di un momento nel quale c’è stato un decremento del numero dei casi, con una tendenza ad allentare la guardia».
Sul Covid nessun allarme.
«Sono convinto – sottolinea Manzin – che siamo lontani anni luce da situazioni in cui possono essere previsti interventi restrittivi di ampio respiro, come chiusure o costrizioni ad indossare mascherine in tutte le situazioni possibili».
«Rimane il fatto che il virus continuerà a rimanere con noi. Noi siamo in Italia ma il nostro Paese è inserito in un contesto mondiale decisamente variegato nell’approccio alla pandemia, fatto che permette al virus di circolare, sebbene sia meno patogeno».
Quanto agli accorgimenti per evitare i contagi, il professore ribadisce quello che da due anni viene indicato: la sanificazione, il distanziamento e l’uso delle mascherine nei luoghi al chiuso.
«Se vado a fare una passeggiata al mare o in montagna – ricorda il docente – non è necessario indossare la mascherina, mentre se sono in uno spazio con scarso riciclo d’aria e sto insieme a 100 persone, che magari cantano e ballano, è opportuno mettere una protezione».
«Questo lo farò a prescindere dalle disposizioni del Governo per una mia tutela personale».
Sul Covid nessun allarme.
Sul fronte del lavoro di ricerca in Università il professore sottolinea l’impegno dell’ateneo. «La scienza – conclude Manzin – ha fatto passi da gigante in questi due anni, come dimostra lo sviluppo immediato di vaccini che, nonostante le critiche, hanno dimostrato di funzionare».
«Per ciò che concerne la nostra Università continuiamo il lavoro di ricerca insieme ad altri atenei: stiamo lavorando a molecole ad azione antivirale, cercando di dare il nostro contributo».
Roberto Comparetti
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