Due seminari formativi il 21 gennaio a Cagliari e il 28 a Sassari
In costante ascolto dell’umanità, ma senza perdere la connessione continua con lo Spirito.
È questo il segreto dell’enorme, a volte impressionante, attività delle Figlie della Carità e dei vincenziani sardi, che senza conflitti vivono gli evangelici ruoli di Marta e Maria.
L’annuale «tagliando» d’aggiornamento nei due seminari formativi regionali in programma il 21 e il 28 gennaio rispettivamente a Cagliari nella Casa «Mater nostra», di via dei Falconi 10, e a Sassari nella casa «Santa Luisa» di via Solari 6.
La rotta scelta dalla famiglia vincenziana è «mettersi in ascolto dello Spirito Santo» sull’esempio dei fondatori Vincenzo de Paoli, Luisa di Marillac, Federico Ozanam.
Il rischio che la montagna di «cose da fare» prenda il sopravvento è dietro l’angolo quando in 16 comunità, presenti in altrettanti comuni dell’isola, si deve concretizzare ogni istante il carisma vincenziano.
Far funzionare a Cagliari i centri di accoglienza e le case della carità «Giovanni Zedda» a Nuoro e «Margherita Naseau» a Sassari.
Nessuna tregua neppure dalle opere classificate «pastorale della famiglia»: istituto «Sacro Cuore» e centro sociale «Medaglia Miracolosa», a Cagliari, istituto «San Vincenzo» a La Maddalena e a Olbia, asilo «Steria» a Quartu Sant’Elena, casa «Santa Luisa» a Sassari.
Per non dire della particolare frontiera dove le Figlie della Carità vivono con i malati: ospedale «Brotzu» di Cagliari, casa di riposo «Maria Immacolata» a Buddusò, casa di riposo «San Vincenzo» a Calangiuanus, istituti riuniti a Milis e Pio istituto «San Giuseppe» a Orani)e ospedale «Santissima Annunziata» a Sassari.
Le cronache parlano soprattutto di vincenziani «motori» di mense per i poveri, ma ci sono quelli che devono correre per accogliere una donna maltrattata o salvare dalla strada ragazze vittime della tratta e giovani sfruttati sul lavoro.
Tutto è urgente: un profugo appena portato in salvo da un barchino sballottato dalle onde, la telefonata della polizia che chiede una comunità educante per un minorenne a rischio, il senza tetto che sta per trascorrere un’altra notte all’addiaccio.
Contro il rischio che necessità e urgenza dell’azione attutiscano il soffio dello Spirito, la famiglia vincenziana ogni anno organizza i suoi seminari formativi.
Quest’anno come e forse più che in passato cerca sicurezza nei fondatori.
«Vincenzo de Paoli, Luisa de Marillac, Federico Ozanam sono per noi – scrive padre Nicola Albanesi c.m., relatore delle due giornate – “maestri” di coerenza tra ascolto dello Spirito e ascolto dell’Umanità: ascolto dello Spirito nelle circostanze quotidiane e avvio di progetti di vita” (san Vincenzo); cura della propria vita interiore e animazione delle “Carità” e delle “Figlie della Carità” (santa Luisa); il beato Ozanam, avvicinato alla carità attraverso la guida di suor Rosalia Rendu, “Apostola del distretto di Moufettard”, e serva dei diseredati del quartiere parigino di Saint-Médard, ha voluto “incarnarla” per la difesa della credibilità della Chiesa del suo tempo».
A questa priorità formativa, la famiglia vincenziana aggiunge altri due obiettivi: raccontare alle diverse centinaia di partecipanti ai seminari di Cagliari e Sassari storie e fatti (dati e statistiche comprese) realizzati grazie al soffio dello Spirito, che, quando è accolto, «rinnova la faccia della terra».
«Nonostante che gli eventi del nostro tempo – dicono gli organizzatori – ci inducano a ritenere questo nostro “infertile” o persino “sterile”. Tra le più fruttuose realizzazioni, nel seminario di quest’anno, si parlerà del miracolo del progetto «Elen Joy», che in 20 anni ha salvato dalla strada 279 ragazze.
Altra priorità «accompagnare la ricerca di coerenza» tra parola e testimonianza di vita chiara e forte.
Mario Girau
Vincenziani: parola e testimonianza di vita chiara.
© Copyright Il Portico