Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Commento a cura di Gabriele Semino
Sale e luce, sapore e splendore. Attraverso queste immagini, che la liturgia estrae dal discorso della montagna del Vangelo di Matteo, veniamo educati a come stare sulla terra e nel mondo da cristiani.
Il Nuovo Testamento racconta in molti passaggi come la presenza dei discepoli di Cristo nel mondo sia un elemento essenziale dell’annuncio del Vangelo.
Sono importanti le parole, ma lo sono altrettanto i gesti e lo stile di chi si dice discepolo del Signore.
La fede si propaga per attrazione nella mente e nelle scelte delle persone, ci ha ricordato papa Benedetto XVI.
È questione decisiva, quindi, la capacità dei cristiani di manifestare il sapore e lo splendore di essere stati conquistati dal Signore e di vivere per lui.
Questa manifestazione diverrà un’evangelizzazione potente e rispettosa, provocherà domande, curiosità, desiderio di scoprire la fonte di quel sapore e splendore.
Una prima nota del Vangelo domenicale mi pare importante: il «voi» che Gesù utilizza.
Si trova con i discepoli e decide di parlare al gruppo, a quella piccola comunità di chiamati che hanno risposto.
Sembra che il fatto stesso di essere una comunità radunata dalla voce del Signore dia valore e spessore alla vita.
Sale della terra e luce del mondo lo si può essere da singoli, ma lo si è in modo più persuasivo dando corpo alla vita delle nostre comunità cristiane. Assieme si risplende meglio e si dona un sapore più intenso.
Assieme si mettono in comunione i carismi diversi, che ampliano gli orizzonti e le possibilità della vita cristiana.
Le due immagini del sale e della luce sono immagini sensibili, che fanno riferimento al gusto e alla vista.
Mi piace qui citare un passo delle «Confessioni» di sant’Agostino, dove sono menzionati i cinque sensi, riletti in modo spirituale. «Mi hai chiamato, e il tuo grido ha lacerato la mia sordità; hai lanciato segnali di luce e il tuo splendore ha fugato la mia cecità; ti sei effuso in essenza fragrante, ti ho aspirato e mi manca il respiro se mi manchi, ho conosciuto il tuo sapore ed ora ho fame e sete, mi hai sfiorato e mi sono incendiato per la tua pace» (Confessioni X, 27, 38).
L’esperienza del Signore che Agostino racconta è potentemente sensibile. In questa domenica sarà importante chiedere il dono di assaporare il gusto di Dio e di percepire la sua illuminazione profonda. È a partire dal ricevere sensibilmente la presenza del Signore che si potrà sensibilmente esserne testimoni.
Noi siamo sale e luce. «Siete», non leggiamo «siate», come se si trattasse di un’esortazione. Si tratta di una realtà.
La questione vera è di liberare la sensibilità interiore per percepire il dono di Dio, un dono già presente, ma non sempre riconosciuto. Siamo sale perché lui, il Signore, è stato, è e sarà sempre il sale della nostra vita.
Siamo luce perché lui, il Signore, è stato, è e sarà sempre la luce per ogni nostro passo.
Il volto di Dio che il Signore Gesù rivela, che Agostino ha raccontato, che tanti credenti nella storia hanno sensibilmente sperimentato, è il volto sulla cui immagine siamo stati creati.
Manifestare sapore e luminosità nella nostra vita è conseguenza immediata di ciò che siamo intimamente.
Il lavoro quotidiano di ascoltò del Signore e di dialogo con lui ci porta a tornare a quell’immagine che è stata impressa nella nostra vita.
La vita ci segna, rischiamo in diverse occasioni un’esistenza che si assopisce.
Di fronte a questo rischio la liturgia della prossima domenica ci mette di fronte allo specchio di Dio: siamo sale e luce, c’è sempre la possibilità di tornare la primo amore, di purificarlo, riaccenderlo, rigustarlo.
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