La Messa dell’Arcivescovo nella Giornata della Vita Consacrata
Carismi diversi, patrimonio unico.
La Giornata mondiale della Vita Consacrata ha visto in diocesi il momento culminante nella celebrazione eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo, nella basilica di Bonaria.
La Messa è stata preceduta dalla processione per le vie della città.
Una testimonianza di fede tra le strade del centro, con i religiosi e le religiose che hanno pregato e cantato.
Monsignor Baturi nel corso dell’omelia, ha prima ricordato gli anniversari di consacrazione delle religiose, evidenziando poi la varietà dei carismi e le provenienze, una molteplicità che mostra la bellezza della Chiesa.
«È il Magnificat – ha detto l’Arcivescovo – che raduna popoli, nazioni, lingue attorno al Signore, persone con carismi diversi ma uguali, perché convergenti nello sguardo a Cristo. Questa è la cosa bella della Chiesa: grazie allo Spirito non si presenta come un monolite dello stesso colore, ma con una pluralità di colori, capace di attrarre gli uomini».
«L’appartenenza al vostro istituto – ha sottolineato monsignor Baturi – è dovuto ad un “Sì”, alla scelta, all’esercizio di un fascino dal quale un giorno è scaturito quell’adesione. Per questo la Vita Consacrata ci ricorda che il Signore esercita la sua missione chiamando l’Uomo alla bellezza, che continuamente si manifesta, per la quale gli uomini possono davvero sentirsi a casa. Una bellezza di pluralità che colpisce».
L’Arcivescovo ha evidenziato come la Vita Consacrata «ci aiuta a capire in che modo essa si inserisce nelle dinamiche della storia per modificarla: siamo dentro la storia dell’uomo per cambiarla, attraverso la luce che arriva dai fondatori, e grazie a loro è mutata».
«Se uno dice di “Sì” a Cristo nel proprio cuore amato – ha specificato Baturi – e dedica tutta la sua vita nella ricerca del Suo volto, nella scoperta della Sua voce, nella Parola e nella fraternità, nel volto dei poveri, è capace di spostare anche le montagne, di cambiare il corso della storia, come hanno fatto i vostri fondatori, magari centinaia di anni fa e talvolta hanno cambiato il volto di città e nazioni».
Da qui l’invito ai religiosi celebranti e alle religiose presenti a «cambiare la storia, perché ci sia pace e l’uomo sia rispettato e si possa riconoscere la fraternità che ci lega».
«La Vita Consacrata – ha detto ancora l’Arcivescovo – è la risposta alla chiamata di un uomo o di una donna, che si mettono in cammino per seguire il Signore. Essi possono parlare al mondo, perché il loro cuore è abitato dalla pace e dalla presenza di Cristo: siamo il Tempio di Dio e attraverso di noi vuol fare risuonare la Sua voce a tutti gli uomini».
«Così – ha conclusi Baturi – impariamo il metodo, fatto della testimonianza della vita spesa per Cristo, “l’unico mio bene”, sommamente amato nella verginità. Come la gente in Palestina fu cambiata dall’incontro con Cristo, così anche noi chiediamo al Signore che cambi gli uomini attraverso l’incontro con il nostro volto».
Carismi diversi, patrimonio unico.
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