Lo scorso 1 dicembre don Alberto Pistolesi tornava alla Casa del Padre
L’improvvisa e tragica morte di don Alberto Pistolesi ha sconvolto tutti, specie chi lo ha conosciuto, tanti, che in un modo o nell’altro, erano venuti a contatto con questo giovane sacerdote, innamorato di Dio e dell’Uomo, dal carattere gioviale ed estroverso, capace di dialogare con tutti, anche con chi non era avvezzo alle sacristie.
Nella settimana che è trascorsa, dal momento della tragedia del Poetto alla stampa di questo numero, si è manifestato un fenomeno importante: uno tsnunami di amore e affetto per don Alby, come lo chiamano i suoi giovani, che ha trascinato tutti, nessuno escluso.
Anche la stampa regionale si è occupata di questo ragazzo quartese, che 17 anni fa diceva il suo «Sì» a Dio.
Negli stessi giorni nasceva «Il Portico», e il cosiddetto numero prova di maggio 2004 raccoglieva l’intervista a quattro futuri sacerdoti, tra i quali don Alberto, che raccontava della sua vocazione nata in parrocchia, a Santo Stefano.
La comunità parrocchiale era la dimensione nella quale don Alberto manifestava tutta la sua capacità di coinvolgimento e di amore verso gli altri, così come ha fatto negli anni di servizio alla Pastorale giovanile, dove ha lasciato un’impronta indelebile, facendo rinascere gli oratori lì dove era sopita l’attività o facendoli nascere, la dove i giovani non avevano un loro spazio.
La formazione era una delle sue priorità: decine e decine di campi scuola estivi e invernali per animatori.
Ogni occasione di incontro era motivo di condivisione e coinvolgimento dei giovani, non sempre al centro delle attenzioni di scuola, famiglia e parrocchie.
Un percorso delineato proprio durante gli anni di don Alberto alla PG.
Tra i tanti impegni la preparazione e la realizzazione della Giornata dei giovani con papa Francesco, il 22 settembre 2013 nel Largo Carlo Felice.
Nel 2018 poi il ritorno in parrocchia, a Santa Barbara di Sinnai, dove si è fatto subito amare dalla gente.
Lo scorso 2 dicembre a Bonaria, in occasione della Veglia di preghiera dedicata al giovane sacerdote, monsignor Baturi ha ricordato come don Alberto fosse particolarmente legato al brano del Vangelo proclamato poco prima: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Voi siete miei amici».
«Don Alberto – aveva detto l’Arcivescovo – è stato chiamato ad una amicizia e ha risposto: ha detto il suo “Sì”, nella vita cristiana, nel sacerdozio, nelle parrocchie dove è stato ed anche con voi giovani. Ora è il momento, anche per noi, di dire il nostro «Sì» di fede, come ha fatto don Alberto».
Un invito fatto proprio dai giovani a Sinnai, con le loro felpe blu, e a Quartu dove le felpe gialle della PG erano in prima fila accanto al feretro: prendere la propria vita in mano e spenderla per qualcosa che vale, come ha fatto don Alberto Pistolesi.
Un pensiero non può non andare a mamma Lidia, alla sorella Valentina e al fratello Francesco e ai familiari, che hanno visto con i loro occhi l’amore di cui era circondato il loro figlio e fratello: segno che la famiglia aveva ben seminato amore in quel cuore così gioioso e generoso.
Don Alberto si è donato completamente agli altri è «chi si dona agli altri non muore mai».
Roberto Comparetti
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