Le folle interrogavano Giovanni: «Che dobbiamo fare?»

III Domenica del Tempo di Avvento (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?».

Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?».

Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?».

Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo:

«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

(Lc 3,10-18)

Commento a cura di Diego Zanda

«Che cosa dobbiamo fare?».

Non è soltanto l’interrogativo proprio dell’etica, ma è anche una delle domande più profonde che albergano nel cuore dell’uomo.

Dalla risposta a questa domanda dipende infatti la stessa felicità dell’uomo. L’uomo ha necessità di sapere «cosa fare» per capire quale direzione, quale senso dare alla propria esistenza. Padri, maestri, professori, guide, santoni, guru: tutti noi cerchiamo qualcuno che ci aiuti e ci indichi la via per una vita felice. 

È interessante notare che tra i siti internet più frequentati ci sono i siti di risposte immediate, un tempo «Yahoo answer», oggi «Wikihow», fino ai siti più disparati, specialmente in ambito affettivo.

È questo un indizio che ci dice che l’uomo ha un grande bisogno di conoscere come saper gestire la propria vita e come saperla indirizzare per il verso giusto.

Per questo motivo, ogni qual volta la nostra vita prende una piega indesiderata, sale subito dal profondo la domanda: «cosa devo fare?».

Non a caso è una domanda trasversale a tutta la Scrittura, e presente in modo particolare nei Vangeli, di cui quello di questa domenica è emblematico.

«Cosa dobbiamo fare?», per ben tre volte viene rivolta a Giovanni questa domanda.

Eppure, nonostante essa sia così centrale, la risposta del Battista è estremamente deludente: alle folle viene soltanto raccomandato di essere più generosi; ai pubblicani di essere onesti; ai soldati di fare bene il loro dovere.

Nessuna ricetta miracolosa, nessun grande proclama, nessun foglietto di istruzioni; nessuna impresa da compiere, nessuna grande opera da realizzare, nessun traguardo straordinario da raggiungere.

Questo è invece ciò che ci viene richiesto di fare: semplicemente vivere bene la nostra esistenza umana, lì dove il Signore ci ha posto. 

Questo è ciò che è di nostra competenza. Il Battista non può che essere in un qualche modo «deludente»,  perché egli battezza solo con «acqua».

Il suo battesimo è ancora «umano», qualcosa che ogni uomo può ed è chiamato a fare in previsione del battesimo di Cristo, che sarà nello Spirito Santo e nel fuoco.

Il battesimo di Giovanni è solo propedeutico al battesimo di Cristo.

Esso è una preparazione necessaria, importante, determinante, e dice la parte che all’Uomo è richiesta per nell’evento della propria salvezza, affinché egli ottenga quella felicità che il suo cuore desidera.

Ma non può essere sufficiente, perché nessuno si salva da sé stesso: solo Dio dona una nuova vita. Solo lo Spirito Santo è infatti capace di bruciare, col suo fuoco, tutto ciò che è paglia nella nostra vita, affinché possiamo diventare frumento, perché la nostra esistenza dia frutto, perché la nostra vita sia quel di più che noi da soli non riusciamo a darci, né con le nostre forze, né col nostro impegno, né con il nostro «fare da bravi».

Questa allora è la conversione cruciale che siamo chiamati a compiere: un cambio di mentalità dall’acqua al fuoco, dalle nostre cose alle cose di Dio, da una «nostra» salvezza, alla salvezza di Dio. 

Allora, che cosa dobbiamo fare? Vivere bene la nostra vita, nella consapevolezza che in questa possiamo incontrare la Vita di Dio.

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