Costui è posseduto da Beelzebùl

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Costui è posseduto da Beelzebùl.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.

Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».

Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana?

Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi.

Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.

Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega.

Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.

In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».

Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.

Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».

Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».

Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

(Mc3, 20-35)

Da questo numero sarà suor Rita Lai, docente della Facoltà teologica, a commentare il Vangelo. Grazie a padre Ivan Garro per il servizio reso nelle ultime settimane.

Commento a cura di Rita Lai

Il Vangelo di questa X Domenica dell’Anno B presenta un insieme di temi diversi tra loro, ma in realtà uniti da una sorta di filo rosso.

La pericope è situata subito dopo la guarigione dell’uomo dalla mano paralizzata nella sinagoga, il ritiro di Gesù presso il lago di Galilea, l’accorrere della folla e le guarigioni da lui operate dalla barca.

Qui il Maestro viene apostrofato dagli spiriti impuri, cui egli impone di non svelare la sua identità.

Segue la scelta dei Dodici sul monte e il ritiro in una casa dove ancora deve fronteggiare una folla ansiosa di miracoli.

È un Gesù itinerante, in continuo spostamento, che affronta situazioni diverse: è un dentro /fuori che nasce dalle esigenze di una folla imponente, che impedisce al Maestro e ai suoi di svolgere le funzioni essenziali come mangiare (v.20).

In qualsiasi altro contesto questa dedizione totale del Signore alla sua missione avrebbe solo incentivato la adorazione della folla.

Invece egli incontra una doppia opposizione: i suoi e gli scribi venuti da Gerusalemme.

I suoi: sentito il ritmo impressionante delle sue giornate, si muovono per andare a prenderlo con la motivazione che «è fuori di sé».

Ma cosa intendono?

A loro volta gli scribi venuti da Gerusalemme, verosimilmente per controllarlo, lo accusano incoerentemente di essere un demone e di scacciare i demoni attraverso il loro capo.

Né gli uni né gli altri sembrano seguire un copione fisso, soprattutto razionale.

Non capiscono cosa succede e screditano il Maestro.

Situazione frequente, questa.

Ma quello che è rilevante è la risposta costruttiva del Signore, una risposta a più piani che è il vero messaggio del Vangelo: Gesù dà una prima risposta in parabole, che dimostra plasticamente come egli non può essere Beelzebul.

Se Satana combatte sé stesso, quanto potrà resistere?

Per abbattere un nemico in casa sua, occorre farlo fuori con una forza maggiore.

La affermazione successiva è la vera chiave di lettura del brano: il perdono di Dio all’uomo è totale, tranne in un caso: riconoscere il bene e non volerlo chiamare col suo vero nome.

Questo non può essere perdonato, semplicemente perché è una scelta deliberata e libera dell’uomo.

E Dio non può e non vuole ledere la libertà dell’uomo.

Anche ai suoi che non lo riconoscono, senza mezze misure Gesù sostituisce, senza annullarli, i veri «suoi», coloro che ascoltano e attuano la Parola di Dio.

Il filo rosso è allora questo mancato riconoscimento del Signore: o negarne la potenza o non riconoscerla con un inganno, è il segnale di una convenienza che si cerca quando non si vuole affrontare la novità che il Signore porta sempre con sé. 

Costui è posseduto da Beelzebùl.

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico