Tra disagio nascosto e segnali trascurati Occorre maggiore consapevolezza dei disturbi alimentari

disagio nascosto«Public Health Panorama», la rivista dell’Organizzazione mondiale della sanità in Europa, ha recentemente dedicato un proprio numero alla diffusione dell’obesità e delle cattive abitudini alimentari.

In un momento in cui le diete non salutari si stima siano responsabili di un decesso su cinque a livello globale, approfondire alcune ricerche su queste tematiche è fondamentale.

«Anche in Sardegna – spiega Giuseppina Carboni, psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico, responsabile del “Centro per i disturbi alimentari”, con sede a Cagliari – abbiamo acceso l’attenzione sui diversi tipi di problematiche legate all’alimentazione. Il centro nasce infatti con l’obiettivo di realizzare una serie di attività di prevenzione, formazione ed intervento specialistico, finalizzate alla lotta contro i disturbi alimentari».

A conclusione dei lavori della «Commission on Ending Childhood Obesity» e dopo la pubblicazione del final report, la Commissione ha da poco pubblicato «The Ending childhood obesity. Implementation plan: executive summary», che si propone di essere una guida, sulle azioni necessarie a implementare le raccomandazioni attorno alle sei aree di intervento principali.

Emerge la promozione dell’assunzione di cibi sani e dell’attività fisica, passando per la prevenzione dell’obesità, fino ad arrivare all’attenzione su questi temi già nei primi anni di vita.

La Commissione infatti raccomanda una sana alimentazione e attività fisica per i bambini in età scolare, presenza di servizi per la gestione e la cura dei piccoli soggetti obesi.

Secondo la psicologa Carboni «il problema legato ai disturbi dell’alimentazione, è per sua natura complesso, in quanto – spiega – coinvolge sia l’area psico–affettiva che quella fisica e relazionale. Pertanto necessita di un modello di intervento altrettanto strutturato, dove varie figure professionali si succedono nell’ambito di un approccio terapeutico integrato, rivolto sia il paziente che all’intero nucleo familiare. Ad essere maggiormente colpiti sono gli adulti, ma i casi vanno aumentando anche tra giovani e bambini, il che suggerisce che in futuro l’obesità costituirà una delle sfide maggiori per la salute pubblica».

Questa patologia, costituisce un fattore indipendente di rischio per le malattie delle coronarie e per l’ipertensione, fa aumentare i disturbi gastrointestinali, alcuni tipi di tumore e la prevalenza del diabete di tipo II.

«L’équipe multidisciplinare – precisa Giuseppina Carboni – è costituita da professionisti specializzati nel settore, che lavorano assieme per affrontare la problematica nella sua multidimensionalità, dal disagio psichico a quello fisico–corporeo. Da non trascurare – prosegue – è l’impegno nella realizzazione di azioni mirate alla sensibilizzazione, prevenzione e formazione professionale. Non è possibile delineare un target di persone che più di altre sono o sarebbero a rischio di contrarre patologie di questo tipo. Tuttavia l’età adolescenziale mi preoccupa notevolmente».

Il presupposto dell’intervento è l’attribuzione di un significato affettivo al disturbo alimentare e la proposta di un progetto terapeutico mirato, che consiste in una serie di azioni ben definite che determinano le fasi principali del trattamento.

La psicologa conclude spiegando che «le figure professionali che compongono il team, sono coinvolte nel progetto individuale del paziente, nel programmare e realizzare gli interventi attraverso una costante attività di scambio».

Maria Luisa Secchi

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