Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce

IV Domenica del Tempo d’Avvento

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. 

(Lc 1, 26-38)

Commento a cura di Andrea Busia

Ormai in prossimità della festa del Natale la liturgia ci propone il Vangelo dell’annunciazione, che ruota attorno al dialogo tra l’angelo Gabriele, inviato da Dio, e Maria.

Tra i tantissimi spunti di questo brano, fondamentale per l’annuncio cristiano, c’è quello dello scambio di doni: Dio Padre dona suo Figlio e Maria dona la sua vita.

Dio affida, consegna, dona a Maria, e attraverso di lei al mondo, il suo Figlio unigenito, è la prima volta che Dio lo consegna alle sue creature, ma tutta la vita di Gesù sarà un realizzare la volontà di Dio che l’ha mandato nel mondo, fino alla morte in croce come dirà poi San Paolo scrivendo ai romani («Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?» Rm 8,32). 

Riprendendo le aspettative del popolo di Israele, l’angelo Gabriele presenta a Maria questo Figlio come colui che regnerà su Israele, come colui che guiderà il suo popolo, ma soprattutto lo presenta come «Santo e Figlio di Dio». 

Dio conosce bene il cuore di Maria e sa a chi sta affidando suo Figlio, allo stesso tempo le sta affidando una responsabilità enorme: allattare, custodire, educare il Figlio di Dio.

Se già è difficile essere genitori, a maggior ragione lo è se si è chiamati a diventare la Madre (del Figlio) di Dio, ma Dio – ad esclusione solo degli eventi narrati nelle primissime pagine della bibbia – cerca nell’uomo collaborazione e corresponsabilità nei suoi piani salvifici, pensiamo ad Abramo, Mosè, Davide, Pietro e appunto Maria. 

Potrebbe, essendo onnipotente, fare tutto da solo, ma si fida di noi, si fida delle creature fatte a sua «immagine e somiglianza» (Gen 1,26-28) al punto da affidarci quanto ha di più prezioso: il suo Figlio Unigenito.

A sua volta anche Maria fa un dono che va oltre l’invito specifico rivoltole dall’angelo, non si limita a offrire il suo grembo, il suo tempo, le sue energie o il suo amore, per diventare la madre di Dio (e già non sarebbe stato poco), ma dona al Signore e alla missione che le è stata affidata tutta la sua vita, tutti i suoi progetti, mette al servizio di Dio tutta la sua libertà mostrandosi come «la serva del Signore». 

Se Adamo ed Eva dopo aver mangiato del frutto dell’albero proibito «si nascosero dalla presenza del Signore Dio» (Gen 3,8), Maria – la nuova Eva – compie l’esatto opposto, si mostra all’angelo: «Ecco (guarda, osserva) la serva del Signore (la hai davanti, sono io)». 

Maria sa di non dover temere, perché sa che ciò che sta per accadere viene da Dio, altro non lo serve! 

Come a Giuseppe basterà sentire dall’angelo che «il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20). 

Da questo scambio di doni a noi è giunta la salvezza, e dalla nostra capacità di accogliere – come Maria e Giuseppe – ciò che viene da Dio, ciò che Dio ha preparato per noi, dipende tutta la nostra vita. 

Buon Natale a tutti.

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