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Il numero che avete tra le mani ha una nuova veste grafica. Da tempo ci venivano segnalati problemi nella lettura del giornale e così sono state realizzate alcune modifiche.
Insieme alla grafica anche una parte dei contenuti è stata rivista, dando maggiore spazio alle realtà sociali e regionali, senza però perdere di vista il mandato ricevuto, quello di raccontare quanto la Chiesa di Cagliari porta avanti nelle sue molteplici sfaccettature.
Per questo la prima parte del giornale la dedichiamo alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra questa domenica, alla luce anche delle terribili notizie di altre decine di morti nel Mediterraneo: nel 2017 sono state 3.100 le persone che hanno perso la vita nell’attraversare il mare.
Lo scorso primo gennaio all’Angelus Francesco ci sollecitava a mantenere alta l’attenzione al fenomeno migratorio. «Desidero – aveva detto – ancora una volta, farmi voce di questi nostri fratelli e sorelle che invocano per il loro futuro un orizzonte di pace. Per questa pace, che è diritto di tutti, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso; sono disposti ad affrontare fatiche e sofferenze. Per favore, non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace! È importante che da parte di tutti, istituzioni civili, realtà educative, assistenziali ed ecclesiali, ci sia l’impegno per assicurare ai rifugiati, ai migranti, a tutti un avvenire di pace».
Il continuo richiamo del Papa a un fenomeno epocale, come quello migratorio, che vede 65 milioni di persone nel mondo lasciare le proprie terre per spostarsi verso altre zone del pianeta, viene spesso travisato, soprattutto sui social, diventando fonte di speculazione personale o politica.
Le migrazioni hanno sempre caratterizzato la storia dell’uomo: basterebbe aprire un semplice manuale di storia per capire cosa siano.
Il fatto che oggi i migranti bussino direttamente e con numeri importanti anche alle porte del nostro Paese e dell’Europa ci ha resi edotti di quanto accade da secoli.
La Sardegna, da tempo, registra sbarchi di migranti che provengono dall’Algeria.
Nelle scorse settimane il Ministro dell’Interno Marco Minniti ha ammesso che la rotta Algeria-Sardegna ha visto un incremento di arrivi sull’Isola. Se gli algerini preferiscono la rotta sarda, i tunisini sbarcano per lo più nell’Agrigentino. «Per questo – ha affermato Minniti – sono stati intensificati i rapporti bilaterali sia con la Tunisia e l’Algeria».
La conferma è arrivata dall’ambasciatore italiano ad Algeri, Pasquale Ferrara, che abbiamo intervistato, secondo il quale il rafforzamento dei rapporti tra Sardegna e Algeria potrebbe mostrare l’altro volto delle migrazioni. La maggior parte delle notizie sul fenomeno migratorio hanno una connotazione negativa. Ci sono esempi che invece mostrano capacità di accoglienza, di relazione e di integrazione, nel segno del progetto Caritas «Un rifugiato in casa mia».
La parrocchia cagliaritana della Madonna della Strada, oramai da alcuni anni, registra l’accoglienza e l’integrazione di persone, giunte nei modi di più diversi in Sardegna, e che, grazie alla comunità, hanno trovato nuove opportunità di vita.
Si tratta di quella foresta che cresce e che nessuno racconta, perché è molto più semplice denigrare o giudicare negativamente determinati fenomeni piuttosto che impegnarsi a comprenderli e viverli, secondo una logica di corresponsabilità e condivisione.
Continueremo a raccontare queste storie, perché è ciò che ci è stato chiesto di fare: l’opzione preferenziale per i poveri è stata pienamente integrata nella dottrina sociale della Chiesa da san Giovanni Paolo II.
Roberto Comparetti
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