Tra i diversi servizi offerti dalla Caritas assai importante è quello legato al sostegno ai richiedenti asilo e ai rifugiati. Come è noto anche la Sardegna è interessata dalla presenza, nel suo territorio, di un certo numero di stranieri che decidono di lasciare la propria terra d’origine per ricercare un futuro e una diversa prospettiva di benessere economico. La Caritas diocesana ha presentato il progetto multiculturale «Io, Tu» attivato nell’ambito dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) San Fulgenzio, del comune di Quartu Sant’Elena, gestito dalla fondazione Caritas San Saturnino, braccio operativo della Caritas diocesana. Questo progetto, che vede il coinvolgimento attivo di 18 giovani migranti, propone, fino a giugno 2018, laboratori di scrittura creativa, musicali, di scenografia e di sartoria, che consentono, agli stessi giovani, di raccontare se stessi e la propria cultura. «Il nostro obiettivo – spiega Stefania Russo, coordinatrice dello Sprar – è quello di raccontare le migrazioni, soprattutto quelle forzate. Viviamo in un periodo nel quale, sul fenomeno, si è creata una visione distorta. Sono quasi una sorta di capro espiatorio dei mali che imperversano nella nostra società. Abbiamo pertanto sentito l’esigenza di raccontare anzitutto chi sono i ragazzi che hanno trovato, presso di noi, accoglienza. Lo abbiamo potuto fare dando voce alle loro culture, alle loro esperienze, utilizzando l’esperienza maturata, in questi anni, da un regista, Karim Galici. Il risultato non è stato garantito solo dall’impegno dei giovani accolti, ma anche dalla collaborazione garantita dalla comunità accogliente, composta da tanti volontari che si sono prodigati perché il progetto potesse andare a buon fine». Per il Direttore della Caritas, don Marco Lai «si tratta di uno dei tanti progetti promossi per i migranti. Non lavoriamo solo su progetti di emergenza ma anche su quelli che permettono loro di farsi conoscere, insieme alle loro storie, facendo emergere le loro capacità e potenzialità, anche attraverso l’ arte e la cultura si attivano percorsi inclusione incentrati su lingua, socialità, creatività». Il progetto non si esaurisce solo con l’impegno degli immigrati accolto ma intende estendersi e rivolgersi anche ai giovani sardi, con il proposito di portare in scena lo spettacolo, frutto di questa esperienza, il prossimo giugno in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.
Andrea Pala
© Copyright Il Portico