Gesù per quaranta giorni fu tentato dal diavolo

I Domenica di Quaresima (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame.

Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».

Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».

Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

(Lc 4,1-13)

Da questo numero sarà don Davide Piras a commentare il Vangelo. Il grazie a don Roberto Piredda per il servizio reso nelle ultime settimane.

Commento a cura di Davide Piras

Gesù per quaranta giorni fu tentato.

La Quaresima, che abbiamo iniziato con il solenne rito dell’imposizione delle Ceneri, esprime nel simbolo il nostro sincero bisogno di conversione al Signore.

Il Vangelo di questa prima domenica getta un ponte con quello proclamato nella festa del Battesimo del Signore: nel Giordano il Nazareno è unto di Spirito santo, è proclamato dalla voce del Padre «Figlio mio, l’amato», Colui nel quale il Padre si compiace (cf Lc 3,21-22).

Gesù è l’Israele compiuto, che nel Battesimo al Giordano ripercorre il passaggio del Mar Rosso e nei quaranta giorni nel deserto ricapitola tutto l’esodo di Israele: Gesù di Nazareth, l’Unto, nel deserto supera la prova anziché cadere e apre per noi l’ingresso al Regno.

Colui che si è reso in tutto simile a noi e non si vergogna di chiamarci fratelli (cf. Eb 2,11.17) viene condotto nel deserto sotto l’azione dello Spirito (cf Lc 4,1) e sperimenta la convivenza con il diavolo (v.2).

Nell’intera vita di Gesù il divisore si è comportato così come fa con noi: tenta di rubargli la Parola, perché si comporti da Figlio come vuole lui e non come desidera il Padre.

Al termine dei quaranta giorni, durante i quali non mangiò nulla, Gesù ha fame. In questa circostanza, il diavolo si rivolge a Gesù, lo invita a ripiegarsi sul suo bisogno di pane materiale e a servirsi a tal fine del suo essere Figlio.

La risposta di Gesù, rifacendosi all’insegnamento del Deuteronomio (cf Dt 8,3), respinge la manovra del seduttore e fa primeggiare l’assoluto unico e radicale: il bisogno estremo della Parola che dà senso e speranza alla nostra vita.

Gesù non si lascia strumentalizzare.

Ha fame, continua ad averne, ma non inverte il fine per cui è stato inviato, quello di essere Figlio del Padre, facendone uno strumento atto ad appagare i bisogni umani (vv. 3-4).

Gesù per quaranta giorni fu tentato.

Fallita la prima proposta, il separatore offre a Gesù la possibilità di emergere, di primeggiare sugli altri, di dominarli: gli propone un potere immenso, reso ancor più appetibile da una scenografia mozzafiato (vv. 5-6).

L’unica condizione posta dal divisore è quella di sottoporsi ai suoi criteri, ai suoi ordini: prostrarsi in adorazione dinanzi a lui, perché lui ottenga a chi gli obbedisce quanto promette (v. 7).

La risposta di Gesù, ancora tratta dalla Scrittura (cf. Dt 6,13), conferma la sua figliolanza dal Padre: servire Lui solo, solo a lui rendere culto, per farsi servo di noi tutti (v. 8).

L’ultima tentazione del diavolo avviene sul pinnacolo del tempio, dal quale era più facile vedere come la fede di quanti entravano nella casa di Dio era ridotta a mercimonio: «Porto a Dio un’offerta, perché in cambio mi esaudisca».

È anche la proposta che il divisore fa a Gesù, citandogli il Salmo 91: «Non temere di gettarti da quassù, se davvero sei il Figlio!» (vv. 9-11).

A questa provocazione, Gesù risponde (cf Dt 6,16) confermando la sua adesione sincera e totale al Padre, nei riguardi del quale l’unico atteggiamento autentico è l’obbedienza filiale (vv. 12-13). 

Buona Quaresima.

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