Il cardinalato va vissuto in spirito di servizio

Monsignor Arrigo Miglio creato cardinale da papa Francesco

(Foto Siciliani- Gennari/Sir)

«Credo proprio che la parola giusta per vivere il cardinalato – soprattutto come una nomina che arriva da papa Francesco – sia la parola “servizio”. Quindi, per dirla con il gergo degli Scout, “cercherò di fare del mio meglio”».


Così, in un’intervista a «Vatican News», Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari, ha descritto lo spirito con cui ha accolto la nomina cardinalizia. «Ho sempre cercato – ha dichiarato il nuovo cardinale ad «Avvenire» – di camminare in unione con il Papa, tutti quelli che si sono succeduti e che ho avuto modo di conoscere, e di lavorare per crescere e far crescere tutti nella comunione ecclesiale».


Le parole del cardinale Miglio aiutano a cogliere in profondità il senso dell’evento del Concistoro presieduto da papa Francesco il 27 agosto.

La creazione dei nuovi cardinali è un richiamo per l’intera Chiesa a considerare l’importanza dell’unione con il Santo Padre e dell’impegno per l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità dentro tutte le realtà umane.


Sono i temi che papa Francesco ha messo in luce nella sua allocuzione al Concistoro, a partire dalle parole di Gesù contenute nel Vangelo di Luca: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (12,49).Il Pontefice si è soffermato sull’immagine del fuoco, che ha una duplice forma: «irruente» e «mite».


La prima forma è quella della «fiamma potente dello Spirito di Dio». È come se Gesù, ha mostrato il Papa, «consegnasse la fiaccola accesa, dicendo: Prendete, “come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 20,21)».

Il cardinalato va vissuto.


La missione di Cristo, ben rappresentata dalla ricchezza e diversità di esperienze dei nuovi cardinali, è caratterizzata «dall’apertura a tutti i popoli, all’orizzonte del mondo, alle periferie ancora ignote».


La seconda forma del fuoco è quella della «brace», che è «mite, nascosta, ma dura a lungo».


Per il Santo Padre questa immagine permette di intuire la possibilità di «far gustare a molti la presenza di Gesù vivo in mezzo a noi» a partire dallo stile di Dio, fatto di «vicinanza, compassione e tenerezza».


È il fuoco che arde nell’adorazione dell’Eucaristia, nel ministero «perseverante e generoso, senza clamori», di tanti presbiteri, nell’impegno per testimoniare il Vangelo in mezzo al mondo dei membri degli istituti secolari e dei laici.

Un cardinale, ha richiamato il Pontefice, «ama la Chiesa, sempre con il medesimo fuoco spirituale, sia trattando le grandi questioni, sia occupandosi di quelle piccole».

Il cardinalato va vissuto.

A tale proposito il Papa ha ricordato la testimonianza del cardinale Agostino Casaroli.

Egli, impegnato in delicati incarichi nel servizio diplomatico della Santa Sede, fino ad essere nominato Segretario di Stato da san Giovanni Paolo II, non smise mai di svolgere il suo apostolato nel carcere minorile di Casal del Marmo a Roma, dove per tutti era, semplicemente, «don Agostino».


L’occasione della creazione cardinalizia di Arrigo Miglio, come ha affermato monsignor Giuseppe Baturi, «onora la Chiesa cagliaritana che ha potuto apprezzarne le doti e la sensibilità», e allo stesso tempo è uno stimolo per ciascuno a riflettere sulla propria chiamata a servire ed evangelizzare.

Gesù, ha evidenziato papa Francesco al Concistoro, «vuole gettare anche oggi il suo fuoco sulla terra», e desidera «accenderlo ancora sulle rive delle nostre storie quotidiane». A noi spetta dire con la vita il nostro «sì» alla Sua chiamata.


Roberto Piredda

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