Il Regno di Dio è come un granello di senape

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene semi-nato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. 

(Mc 4, 26-34)

Da questo numero sarà don Walter Onano, parroco di San Giovanni Battista de La Salle a Monserrato, a commentare il Vangelo. Il grazie a don Davide Meloni per il servizio offerto in queste settimane.

Commento a cura di Walter Onano

Dopo la celebrazione dei grandi misteri di Cristo, siamo giunti al tempo della Chiesa, il tempo di mettere in pratica tutti i suoi insegnamenti e di meditare la sua parola.

È per questo che riprendiamo i Sinottici, per meditare la vita di Cristo e il suo messaggio, alla luce della prospettiva di ciascuno degli evangelisti.

Il Vangelo di riferimento di questo anno liturgico è quello di Marco.

Per definire cosa sia il Tempo Ordinario potremo fare riferimento a questo passo: «Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù».

È il programma di vita cristiana che Paolo tracciava per i Filippesi (Fil 4,6-7); e continuava così: «In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri».

Il tempo ordinario è, dunque, un periodo di attesa e di speranza; da qui la scelta del colore liturgico verde.

Questa che stiamo celebrando è l’undicesima domenica.

Gesù continua a parlare del Regno di Dio, un tema fondamentale e di primaria importanza nella sua predicazione.

Potremmo dire che l’annuncio del Regno è il cuore del suo messaggio, del Vangelo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è giunto; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15).

Così Gesù si rivolgeva a coloro che incontrava, invitando a prendere una decisione.

Gesù annunciava che il regno di Dio era già in mezzo a loro; per questo non è più possibile rimanere indifferenti.

Il Signore con molte altre parole e, soprattutto, con le parabole parlava del regno dei cieli, perché i suoi ascoltatori potessero orientare la propria vita al nuovo mondo di Dio.

Per quanto riguarda la parabola proposta da Marco, risulta piuttosto difficile stabilire il tema principale.

Infatti tra gli evangelisti, solo lui la racconta, e che all’apparenza sembra tanto semplice. Potremo dire che come il contadino, così Gesù semina il regno predicando la Buona Notizia.

Non tocca a lui condurre la mietitura, ossia l’avvento completo del regno, e non si deve mancare di pazienza se questo non avviene nell’immediato. Ciò riguarda Dio e la sua azione, in modo misterioso e attuale, così come il suo sviluppo e la sua realizzazione.

L’insegnamento è che nonostante le difficoltà, il suo Regno si realizzerà. Dio non è assente, ma guida la storia e la domina con la forza del suo amore.

A noi è chiesto di renderci collaboratori a servizio del Vangelo.

L’attore principale della pericope è il seme.

La sua caratteristica essenziale è la sua forza interna.

Le sue potenzialità sono indipendenti dall’azione dell’uomo e delle sue conoscenze.

La Parola di Dio non va provata.

Noi siamo chiamati ad annunciarla e a seminarla. È un impegno che riguarda ogni battezzato.

La parabola non ci proietta verso il futuro, ma ci rende attenti al presente. Ecco perché il Regno di Dio sta in questo seme.

L’umiltà della situazione del momento non deve essere motivo di trascuratezza e di rifiuto.

Trascurando la quotidianità, si rischia di perdere l’appuntamento col Regno, cioè con l’incontro salvifico di Dio.

La parabola ci insegna a prendere sul serio le nostre occasioni, quelle che l’oggi ci offre, che sono tutte umili e piccole.

Ma nascondono la presenza reale del Regno. Il Regno di Dio sta nelle cose familiari, nell’atto di spezzare il pane, in un sorriso o in un gesto di solidarietà

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