Il vento cessò e ci fu grande bonaccia

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva».

E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca.

C’erano anche altre barche con lui.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.

Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.

Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!».

Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

(Mc 4,35-41)

Commento a cura di Rita Lai

Siamo alla fine del capitolo quarto di Marco, con la cosiddetta tempesta sedata.

La giornata delle parabole ha fine e ora i discepoli del Signore passano all’altra riva del lago.

È come se segnassero una distanza anche spaziale dalle parabole sul Regno, chiuse dalla precisazione del v. 34. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Questa spiegazione di «ogni cosa» dovrebbe rendere i discepoli degli esperti nel comprendere le parole del Maestro.

Purtroppo, il seguito del Vangelo non sembra confermare questa interpretazione.

Innanzitutto, osserviamo un Gesù che prima prende l’iniziativa, poi si lascia portare «come è».

E come è?

È il narratore di parabole, il Maestro che ha pensato di istruire i suoi spiegando loro tutto, ma in privato, come una cosa preziosa che non può essere sprecata per i più.

Ma i discepoli non sembrano cogliere.

Il racconto prosegue con due grandi eventi, in contrasto fra loro: una grande tempesta (37) e una grande bonaccia (39).

Dinanzi alla tempesta, descritta con ricchezza di particolari da Marco, di solito piuttosto sobrio, i discepoli sembra non abbiano sentito o compreso una parola di ciò che Gesù ha appena spiegato.

Si fanno prendere dal panico, chiamano a gran voce il Maestro dormiente, lo rimproverano, chiedendogli come mai non si occupi di loro: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

È un’affermazione grave, che si spiega solo col panico del momento. Sembra abbiano perso la ragione, ma anche ogni regola di buon senso.

Parlano in questo modo al Maestro!

Sono come terrorizzati, agitati.

La lentezza dei movimenti del Maestro, la sua calma nel rispondere loro è un altro dei contrasti di cui è ricco questo brano: Gesù è risvegliato dal grido dei discepoli spaventati che mettono in dubbio la sua attenzione nei loro confronti.

Poi parla al vento e al mare, ordinando loro di tacere.

La sua è la sicurezza di chi ha in mano la situazione e la domina.

Egli è veramente qui il Signore, il «Kyrios».  

E ritorna allora prepotente la domanda: cosa significa quel «così com’era»?.

Intanto anche il Maestro si stupisce, quindi, anche lui non si ritrova.

E ai discepoli cui ha spiegato ogni cosa, con cui ha fatto tutto un cammino di scoperta e di condivisione sul Regno, pone una domanda che li raggiunge fin nel profondo del loro cuore impaurito: «Perché avete paura?».

«Non avete ancora fede?».

È interessante confrontare la domanda con le versioni parallele di Matteo e Luca.

In Matteo i discepoli sono apostrofati in questo modo: «Perché avete paura, gente di poca fede», (Cf. Mt 8, 26) e in Luca la domanda diventa «Dov’è la vostra fede?»  (Cf. Lc 8, 25).

In Marco la domanda è durissima: «Non avete ancora fede?».

Dietro c’è tutto il cammino fatto, la scuola seguita.

Ci sono discepoli che stanno diventando tali e che alla prima grande difficoltà dubitano.

La fede è al centro, la fede in questo misterioso Maestro che li fa gioire ma sembra a volte abbandonarli, sa essere dolce e straordinariamente duro, Signore del mare e del vento ma insieme anche Colui che chiede loro conto della loro fede.  

L’ultima domanda è quella che trafigge il cuore: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». 

Tale domanda attraversa la vita e il cuore del discepolo di ogni tempo: «chi è il Maestro per me, per noi?».

«A che punto siamo nella nostra sequela?».

«Dov’è la nostra fede».

«Non abbiamo ancora fede o Siamo gente di poca fede?».

Ciascuna di queste domande attraversa e illumina la nostra vita di discepoli, facendoci prendere coscienza della presenza del Maestro in ogni tempesta e in ogni bonaccia della nostra esistenza.

Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.

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