La messe è abbondante ma sono pochi gli operai

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!

Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”.

Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.

Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 

Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”.

Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».

Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

(Lc 10, 1-12. 17-20)

Commento a cura di Rita Lai

Dopo la catechesi della XIII domenica sul discepolato, nella quale i temi ricorrenti erano l’esigenza della radicalità e l’urgenza della sequela, il Vangelo odierno ci presenta un dettagliato discorso di Gesù indirizzato a tutti i discepoli inviati in missione.

Alla radicalità della sequela segue una altrettanto esigente radicalità della missione.

Dalla sequela all’apostolato la fisionomia di colui che si colloca «dietro il Signore Gesù» non lascia dubbi. 

I discepoli sono inviati a due a due e sono inviati letteralmente «dinanzi al suo volto»: sono dinanzi al volto del Signore. 

La messe è abbondante.

Il loro costante riferimento è Gesù, qualsiasi altro riferimento li distrarrebbe da questa missione, l’unica riferita in questo modo da Luca con quel numero preciso, 72, che indica probabilmente una tradizione ben accreditata. 

I 72 col costante riferimento del volto del Signore devono andare in ogni luogo e città dove lui stesso sta per recarsi.

Devono andare ma devono anche pregare perché la loro opera non basta; l’ansia per l’annuncio deve accompagnare i 72 che vanno ma anche sostano in preghiera al Signore della messe perché mandi operai.

E poi è delineato il profilo dei discepoli inviati: la loro condizione non sarà agevole, saranno «come agnelli in mezzo ai lupi». 

La loro caratteristica: la sobrietà nei mezzi, nell’abito, nelle relazioni.

I discepoli non hanno tempo da perdere, i loro piedi hanno ali perché annunciano il Regno.

La loro è una parola che porta pace, quando entrano in una casa; e anche allora, se la loro pace è accolta, rimarrà nella casa, se no, se rifiutata, tornerà a chi l’ha pronunciata.

La parola non va sprecata né dispersa a chi non la vuole accogliere: notiamo la dignità riconosciuta al discepolo inviato.

Nessuna sua parola è inutile: non va sprecata né dispersa.

E la stessa esigente sobrietà è richiesta nel modo di vivere: il discepolo non ha pretese, nel suo ministero itinerante, non gira di casa in casa.

La sua misura sta nella misura di chi lo accoglie: si nutre di ciò che gli viene dato, ma con la dignità di chi sa che la sua mercede è il dovuto per il servizio.

Niente di più e niente di meno. 

La messe è abbondante.

Ciò che viene chiesto è l’accoglienza: a nessuno deve essere imposto forzatamente il Vangelo.

Né occorre varare strategie particolari per annunciarlo. 

La forza del Vangelo è tutta nella Parola e nella testimonianza. Così esso cresce.

Nessun proselitismo, lontano dallo spirito evangelico. Gesù delinea la figura del discepolo innamorato della sua chiamata con la solita esigente radicalità, ma in vista di un annuncio incisivo e degno, e per questo libero ed efficace.

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