Una riflessione sulla 44ma Giornata della Vita: l’attenzione ad ogni vita umana
Nella 44ma Giornata per la vita i Vescovi italiani ci propongono di allargare lo sguardo per fare attenzione ad ogni vita umana e all’insieme degli esseri viventi che danno e ricevono vita gli uni dagli altri, secondo il disegno del Creatore.
Da Dio l’uomo ha ricevuto un dono e un compito speciali: il dono di essere sua immagine, suo luogotenente nella natura.
Il compito di custodirla e promuoverne ogni potenzialità di vita, di rispettare il fine di ogni altro essere vivente e sostenere il suo pieno compimento (cfr Gen 2,15).
Sono questi, in estrema sintesi, i fondamenti cristiani che danno forza a quella bioetica globale cui si è riferito più volte anche il Papa e che indica la nostra responsabilità morale nei confronti di ogni vita umana e di tutte le forme di vita esistenti nella biosfera terrena.
L’esperienza drammatica e universale della pandemia ci ha richiamato a questa responsabilità, ricordandoci l’interdipendenza tra noi e gli altri esseri viventi.
«L’epidemia di Covid-19 ha molto a che vedere con la depredazione della terra e la spoliazione del suo valore intrinseco. Si tratta di un sintomo del malessere della nostra terra e della nostra incapacità di occuparci di essa; inoltre, è un segno del nostro malessere spirituale» (Pont. Accademia Vita).
Allo stesso tempo e con maggior forza abbiamo riscoperto la comune fragilità e l’interdipendenza di noi esseri umani.
Con le parole del Papa «la lezione della recente pandemia, se vogliamo essere onesti, è la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme».
Il messaggio dei Vescovi si concentra su alcune categorie di persone che in questo periodo hanno sofferto di più e affrontano ancora particolari difficoltà.
In primo luogo le persone anziane, vittime in gran numero del Covid-19, le quali soffrono ancora oggi una condizione di solitudine e paura, che aggrava la loro salute spesso già precaria.
In secondo luogo le nuove generazioni che, pur essendosi ammalate di meno, hanno subito disagi psicologici (stress, ansia, depressione, dipendenza da internet), traumi nelle relazioni sia familiari che sociali, disturbi e ritardi nell’apprendimento scolastico, l’indebolimento della fiducia nel futuro.
Anche le famiglie sono state colpite dalla disoccupazione, dalle difficoltà economiche, dalla aumentata conflittualità domestica.
Ovviamente ciò si è abbattuto con maggior peso su quelle che già soffrivano questi problemi.
In questo periodo di pandemia, notano i Vescovi, «moltissime persone si sono impegnate a custodire ogni vita, sia nell’esercizio della professione, sia nelle diverse espressioni del volontariato, sia nelle forme semplici del vicinato solidale.
Alcuni hanno pagato un prezzo molto alto per la loro generosa dedizione …
Non sono mancate, tuttavia, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti».
In modo evidentemente contrario e contraddittorio rispetto all’impegno di custodire e prendersi cura della vita di tutti sono la riaffermazione di un «diritto di aborto» e la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente. «Mettere termine a un’esistenza non è mai una vittoria, né della libertà né dell’umanità né della democrazia: è quasi sempre il tragico esito di persone lasciate sole con i loro problemi e la loro disperazione».
L’attenzione ad ogni vita umana.
Da una parte la fragilità, la precarietà e il bisogno di sostegno, presente in tutti, in ogni fase della nostra vita; dall’altra la capacità di prenderci cura gli uni degli altri si richiamano a vicenda perché siamo costitutivamente fatti per ricevere e dare amore, per ricevere e dare vita, la quale è possibile solo in questo movimento circolare continuo.
Non possiamo trascurare la lezione più importante che la pandemia può insegnare a ciascuno di noi, alle comunità, alle Istituzioni: è bene, è necessario e giusto prenderci sempre cura di tutti, custodire ogni vita.
Stefano Mele – Docente di Bioetica – Facoltà Teologica
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