Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa, disse Gesù

Domenica di Pentecoste (Anno C)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

(Gv 14, 15-16.23b-26)

Commento a cura di Gabriele Semino

Se in occasione dell’Ascensione del Signore l’immagine geometrica che, naturalmente, emergeva era quella del movimento verso l’alto, la solennità della Pentecoste manifesta una discesa, un movimento, quindi, dall’alto verso il basso, e un movimento interiore rivolto alla coscienza dei credenti.

La coscienza è quel luogo che, avendo cura di non sminuire il termine, corrisponde al cuore.

La coscienza, il cuore, sono il luogo in cui il Signore si rivela ai credenti nella loro singolarità irripetibile, per rivelare le vie di vita che lui ha in cuore (il cuore spalancato di Gesù risorto sull’umanità) per i nostri cuori, appunto. Anche Dio ha un cuore.

Il movimento di discesa ci ricorda che lo Spirito è un dono, che va invocato e chiesto con insistenza, giorno dopo giorno.

Il movimento interno, di interiorizzazione, ci ricorda che lo Spirito ha a che fare con la nostra libertà di aprire e spalancare le porte della vita al Signore Gesù morto e risorto.

Non è un caso che questa domenica concluda il tempo pasquale.

La liturgia di questa domenica prevede, oltre alle consuete letture bibliche, una sequenza, cantata o proclamata prima del Vangelo, che tradizionalmente conosciamo come «Veni, Sancte Spíritus», dalle parole latine che la iniziano.

È un’invocazione.

«Vieni!».

Come  a dire che ha una grande importanza il desiderio dei cuori umani, desiderio della venuta, della discesa dello Spirito che è luce, padre, datore, consolatore, ospite dolce, sollievo, riposo, riparo, conforto, forza, colui che pulisce, irriga, sana, piega, scalda, raddrizza. 

Questo è lo Spirito Santo, impalpabile, ma descritto in tutte le sue molteplici e concretissime azioni.

Un esercizio che possiamo svolgere è quello di ricordare quando Dio si è manifestato secondo le caratteristiche che la sequenza «Veni, Sancte Spíritus» tratteggia. 

Non si tratta, quindi, solo del desiderio della venuta dello Spirito Santo, ma della sua discesa nell’intimità della vita, discesa che opera, sconvolge, converte, sostiene.

Lo Spirito Santo, impalpabile, è concretissimo nel suo agire molteplice.

Il Vangelo dice che lo Spirito è «Paràclito».

Un termine greco, difficile, che significa «chiamato vicino». In latino si traduce «advocatus», avvocato.

L’avvocato è colui che sta vicino al suo assistito, e in questa vicinanza lo difende sino alla fine.

Lo Spirito Santo è il Signore che ci è vicino, più intimo a noi di noi stessi, per assisterci, sostenerci, difenderci nelle occasioni in cui ne sentiamo il bisogno, quando la nostra forza si manifesta precaria.

Preghiera viene da precario, preghiamo perché ci sentiamo precari.

Lo Spirito che Gesù promette è promesso perché rimanga con noi per sempre.

Non si tratta di una presenza passeggera, ma di una realtà familiare, domestica, che fa casa in noi, che si accasa in noi.

Ancora una volta si tratta di intimità: a caso nostra facciamo entrare chi è affidabile, amico, desiderato.

Chiediamo il dono del desiderio dello Spirito Santo come realtà domestica, quotidiana, che giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, frammento dopo frammento ci edifichi in tempio suo, capace di accogliere la vita nuova che Gesù Risorto ci offre non tanto per i nostri meriti, quanto per la sua misericordia.

Lo Spirito ci ricorda tutto ciò che Gesù ha detto. Ricordare, portare al cuore. Le parole che Gesù dona nel Vangelo, perché non rimangano belle parole, ma scendano nel cuore, hanno bisogno dello Spirito Santo.

Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

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