Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Commento a cura di Andrea Busia
Giovanni Battista usa tre affermazioni distinte per manifestare l’indiscussa superiorità di Gesù rispetto a lui e tutte e tre di ispirazione anticotestamentaria. «Viene dopo di me colui che è più forte di me»: «Dio forte» è uno dei nomi del Messia che doveva venire («Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio […] e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente» – Is 9,5), il richiamo ai lacci dei sandali rimanda alla legge del levirato e quindi alla figura dello sposo (Dt 25,5-10) e il richiamo dello Spirito Santo indica che agirà con la potenza di Dio. Giovanni non sta, quindi, affermando semplicemente la superiorità di Gesù bensì afferma che lui è il Messia, è questa la funzione del precursore: preparare la via e indicarlo presente nel mondo, un po’ come ci viene presentato con parole diverse dall’evangelista Giovanni: «Giovanni Battista, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!»» (Gv 1,36). Preparata la via, presentato Gesù, dopo il battesimo Giovanni avrà completato la sua opera e scomparirà dalla scena.
Prima però Gesù si mette in movimento e si reca a incontrare Giovanni lungo il Giordano, Marco non ci racconta il Battesimo, né tantomeno la difficoltà di Giovanni a battezzare Gesù, salta direttamente a ciò che avviene dopo il Battesimo.
Anche qui Marco è molto sintetico, ma non frettoloso: l’affermazione secondo cui si squarciarono i cieli la ritroveremo alla fine del Vangelo, nel momento cruciale del Vangelo quale è la morte di Gesù sulla croce: «Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo» (Mc 15,37-38).
Questo richiamo incornicia tutta l’attività di Gesù, tutta la sua vita per come raccontata nel Vangelo secondo Marco e ci dice che la missione di Gesù era quella di unire la terra e il cielo, superare ciò che aveva separato dall’uomo da Dio.
Anche la voce che proviene dal cielo ha un suo ben noto parallelo nel brano della trasfigurazione con alcune differenze: intanto la Voce si rivolge direttamente a Gesù e poi, mancando l’invito all’ascolto, cambia la conclusione.
Questa è una presentazione, apparentemente rivolta a Gesù perché tutti odano, Gesù sa chi è ma i presenti, a parte Giovanni, no. Cosa ci dice la voce: che Gesù è il Figlio di Dio (ma questo ci era già stato detto nel primo versetto del Vangelo), che Gesù è «l’amato», un titolo che indica relazione, Gesù non è uno qualsiasi, è quel figlio che Dio ama per eccellenza ed è il progetto dell’uomo nuovo in quanto in lui Dio trova tutto ciò che gli piace, tutto ciò che è buono e giusto.
Se il battesimo amministrato da Giovanni Battista è molto differente nella sostanza e negli effetti dal battesimo cristiano, è altrettanto vero che nella festa odierna siamo invitati a riscoprire il nostro battesimo e ricordarci come anche noi siamo figli essendo associati alla figliolanza di Cristo e come lui siamo amati dal Padre.
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