VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete?
Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete?
Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete?
Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
( Lc 6,27-38)
Commento a cura di Roberto Piredda
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (v. 36).
Dopo aver presentato le Beatitudini, Gesù continua il suo discorso ai discepoli ponendo in rilievo che l’esigenza fondamentale del Regno di Dio è l’amore incondizionato verso tutti.
Le parole del Figlio di Dio non lasciano spazio a mediazioni di comodo, sono radicali: «Amate i vostri nemici» (v. 27).
Non si tratta di esercitare una mera «tolleranza», l’invito è a «fare del bene», «benedire», «pregare» per quanti sono «nemici» e praticano l’odio nei confronti dei discepoli.
Anche dinanzi all’offesa personale, alla rapina e alla frode, il discepolo cerca di non venire meno alla logica dell’amore.
Il discepolo non chiude gli occhi di fronte al male, ma non si limita ad una misura solo umana di giustizia, basata su una sorta di «pareggio» tra il dare e l’avere. Il punto è giungere ad imitare Dio stesso, «benevolo verso gli ingrati e i malvagi» (v. 35).
Siate misericordiosi.
«I peccatori amano quelli che li amano» (v. 32).
È una condotta certamente onesta, ma non ancora autenticamente «evangelica».
I discepoli sono chiamati ad una giustizia nuova, fondata su un amore gratuito e disinteressato, come quello di Dio stesso: «Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro» (v. 31).
Per quanti vogliono essere «figli dell’Altissimo» (v. 35) la «misura» è quella della misericordia, che supera il giudizio e la condanna.
Chi vuole vivere il Vangelo ha come unica via da seguire quella di Dio, «ricco di misericordia» (Ef 2,4).
Il Signore, ha mostrato Benedetto XVI nella «Deus caritas est» (2005), «per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l’amore.
Siate misericordiosi.
Dio non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo “prima” di Dio, può come risposta spuntare l’amore anche in noi» (n. 17).
A ben guardare, ha spiegato sempre Benedetto XVI, la proposta di Cristo è realistica «perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore. Questo “di più” viene da Dio» (Angelus, 18 febbraio 2007).
La misericordia è l’unica realtà in grado di “sbilanciare” il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo “mondo” che è il cuore dell’uomo» (ibidem).
Una strada particolarmente preziosa per provare a «materializzare» questa pagina del Vangelo la troviamo nella pratica delle opere di misericordia corporale e spirituale, in tante occasioni raccomandate da papa Francesco.
Attraverso di esse possiamo guardare alle persone che incontriamo con lo stesso sguardo di Dio, provando ad amarle in modo concreto, discreto e disinteressato.
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