Tu sei Simone, sarai chiamato Cefa

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?».

Gli risposero: «Rabbi – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.

Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù.

Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.

(Gv 1,35-42)

Da questo numero sarà don Walter Onano, parroco di San Giovanni Battista De La Salle a Monserrato, a commentare il Vangelo.

Grazie a Marco Placentino, IdR, e agli studenti dell’Istituto di Muravera per la collaborazione di queste ultime settimane.

Commento a cura di Walter Onano

La pagina del Vangelo di questa II domenica del tempo Ordinario, presenta Gesù che è indicato dal Battista come l’Agnello di Dio.

Il termine in aramaico significa «servo», ma anche «agnello sacrificale», «agnello pasquale», simbolo della liberazione d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto.

Egli è l’eletto sul quale Dio ha manifestato la sua gloria; per questo attraverso la sua passione potrà battezzare e santificare nello Spirito tutte le genti.

Il Battista è colui che dopo aver progredito nella conoscenza di Cristo, rende testimonianza di ciò che ha visto.

Il Tempo Ordinario «durante l’anno» contrasta coi tempi forti dell’anno liturgico che precedono (o prolungano) le grandi feste del Natale e della Pasqua.

Esso comprende tutte le domeniche che non hanno altra caratteristica che essere «il giorno del Signore», in cui i cristiani si riuniscono attorno a Lui per ascoltare la sua Parola e prendere parte al suo Sacrificio.

Le domeniche ordinarie trovano posto in due periodi: il primo dalla domenica dopo l’Epifania sino all’inizio della Quaresima; e il secondo dalla Pentecoste al principio dell’Avvento, quando avrà inizio un nuovo anno liturgico.

Queste domeniche presentano una lettura continuata dei vangeli sinottici: Matteo per l’anno A, Marco per l’anno B, Luca per l’anno C.

Ogni episodio evangelico è incorniciato da una pagina dell’Antico Testamento che ne facilita la comprensione.

Nel presente anno cade il secondo dei tre cicli, cioè l’anno B, il quale presta una lettura continuata del Vangelo di san Marco.

Però, eccezionalmente, questa domenica prende il suo brano dal Vangelo di san Giovanni, per concludere la descrizione del Battista e tratta del nostro battesimo, che non è in acqua soltanto, ma in acqua e Spirito Santo.

Riporto qui alcuni passaggi delle Premesse del Rito del Battesimo per rendere più facilmente comprensibile la nostra realtà di cristiani e figli di Dio.

L’uomo, per mezzo dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana, è unito a Cristo nella sua morte, nella sua sepoltura e risurrezione, viene liberato dal potere delle tenebre, riceve lo Spirito di adozione a figlio e celebra, insieme a tutto il popolo di Dio, il memoriale della Pasqua di Cristo.

Per mezzo del battesimo, in particolare, ottenuta la remissione di tutti i peccati, liberato dal potere delle tenebre, è trasferito allo stato di figlio adottivo; rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo diventa nuova creatura: per questo viene chiamato ed è realmente figlio di Dio. Così, incorporato a Cristo, è costituito in seno al popolo di Dio, cioè della Chiesa.

Il battesimo segna l’ingresso alla vita nuova e al regno.

Esso è anzitutto il sacramento di quella fede con la quale l’uomo, illuminato dalla Grazia dello Spirito Santo, risponde al Vangelo di Cristo.

Il battesimo produce un effetto permanente e definitivo, che viene espresso nel Rito dall’unzione col Sacro Crisma.

Il Tempo Ordinario, dunque, non è un tempo di secondo ordine.

È il tempo della Chiesa, il tempo in cui si celebrano i misteri della vita di Cristo che seguono all’incarnazione e che preparano al mistero pasquale di passione e morte e risurrezione, ritorno al Padre e dono dello Spirito. Tempo di intensa vita al seguito di Cristo e della Chiesa.

Tempo di interiorizzazione continua di Lui. 

Tempo in cui mentre lo assimiliamo, siamo da Lui trasformati in persone nuove secondo la sua grazia e la nostra disponibilità.

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