XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”.
Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”.
Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali».
Questa domenica commenta il Vangelo padre Emanuele Ciccia, missionario di Selargius, che opera nel vicariato apostolico di Robe, in Etiopia, incaricato di due comunità Cristiane cattoliche.
Grazie a Giada Melis per il servizio reso nell’ultimo numero.
Commento a cura di Emanuele Ciccia
All’inizio della parabola c’è una reazione di grande disinteresse all’invito alla festa di nozze.
La festa sarà comunque salva andando ai crocicchi delle strade e rimediando invitati alternativi: «cattivi e buoni».
Assimilando l’invito alle nozze alla proposta del Vangelo, dobbiamo dedurne che solo dinanzi al disinteresse dei primi, la nostra evangelizzazione può rivolgersi ai secondi?
Assolutamente no!
Non facciamo dei cattivi e buoni, incontrati casualmente ai crocicchi delle strade, una scelta di ripiego.
Cattivi e buoni devono evangelicamente diventare l’opzione preferenziale per una Chiesa che si dice missionaria.
Ho frequentato le elementari negli anni ’80.
Era buona consuetudine allora, qualora la maestra si fosse allontanata dalla classe per un’urgenza di pochi minuti, che lei chiedesse al capoclasse di andare alla lavagna, tracciare una linea verticale in mezzo e segnare nella colonna di sinistra i buoni e in quella di destra i cattivi… così che gli ultimi sarebbero stati puniti o esclusi da un’attività a venire.
Non è questo lo sguardo di Dio che, come dice il Vangelo altrove, fa splendere il sole su cattivi e buoni.
L’attenzione e la cura del Signore Gesù sono rivolte a tutti costantemente e indistintamente.
L’attenzione ai crocicchi è l’atteggiamento che il Vangelo esige dalla Chiesa: l’attenzione a tutti… cominciando però da chi è stato escluso per la tentazione di privilegiare i presunti buoni (ad es. i soli parrocchiani) e non star lì a perdere tempo con i cattivi.
L’approccio moralizzante ci fa mantenere il Vangelo solo per noi, quando in realtà siamo tutti cattivi perdonati e bisognosi del Vangelo che ci riscatta.
La provocazione di questo Vangelo si rivolge particolarmente alle comunità o parrocchie che tracciano con cura le strategie pastorali ma che finiscono per rivolgersi sempre e solo a chi è già dentro.
I crocicchi delle strade sono l’immagine plastica di una Chiesa che non si limita alla comfort zone delle sue strutture fisiche, ma che è in costante uscita.
Puoi pararti le spalle addossandoti ad un muro, ma negli incroci sei circondato solo da strade possibili che si snodano. I crocicchi sono «fuori dalla chiesa», «fuori dalla rassicurante cerchia dei nostri».
Questo ci ricorda l’Ottobre missionario: al sostegno economico e della preghiera all’azione missionaria oltreoceano dobbiamo unire lo slancio missionario delle nostre comunità.
Gli incroci delle strade possono spaventarci perché aprono verso non meno di quattro direzioni possibili (davanti, alla mia destra o sinistra e dietro).
Altrettanti se non di più sono gli orizzonti verso dove rinnovare la nostra missione, cominciando da coloro che non abbiamo mai provato ad incontrare e che non verranno mai nelle nostre chiese.
Chi legge queste parole provi nella preghiera a identificare quattro possibili nuove prospettive dove sarebbe possibile e realistico impegnarsi missionariamente come comunità di discepoli… e delle quattro identificate, s’impegni verso una!
Non scartiamo una prospettiva né per paura (dicendo che non è possibile) né per disfattismo (dicendo che tanto non funzionerà mai).
Cattivi e buoni attendono il Vangelo!
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