Cos’è e come opera Casa Emmaus?
Nel 2001, si è realizzato il nostro «sogno» di aprire una comunità minori. Dopo il primo anno di analisi del bisogno, abbiamo deciso di concentrare le nostre energie sulla fascia adolescenziale. Attualmente la comunità per minori è gestita da noi religiose e ci avvaliamo della collaborazione di nove dipendenti, 12 esterni e di numerosi volontari (giovani adulti, giovani coppie, famiglie). In linea con lo spirito di San Girolamo Emiliani, svolgiamo un’attività volta a realizzare le potenzialità evolutive, educative, sociali, cognitive e personali di ciascuna delle minori accolte. Attraverso l’accoglienza in comunità cerchiamo di proporre alle minori accolte, una nuova esperienza di vita relazionale in un ambiente affettivamente ricco e in grado di fornire legami duraturi e validi, offrendo costantemente gli stimoli utili per la maturazione psicologica, relazionale e sociale e intessendo rapporti con la comunità locale circostante. Spinte dal desiderio di rispondere al bisogno emergente dei progetti di vita delle 18enni dimesse dalla comunità, nel 2005 abbiamo avviato il progetto «Prendere il volo» finanziato per i primi tre anni dalla Fondazione Vodafone, che ci ha permesso di aprire un appartamento per le 18enni dimesse dalla comunità per minori. Nel 2008 abbiamo avviato la fattoria sociale «Ranch San Girolamo», oggi portato avanti dalla cooperativa Pocopoco, finalizzato alla formazione, al lavoro e inserimento lavorativo di giovani provenienti da situazioni di disagio. La comunità di Elmas è autorizzata anche per le adozioni internazionali ed è punto di incontro delle nostre famiglie adottive. Nel 2009 abbiamo aperto a Cagliari una sede operativa per le adozioni internazionali. L’esperienza nel settore di sostegno e accompagnamento delle famiglie adottive, ci ha spinto nel gennaio 2013 ad aprire un servizio di sostegno alle famiglie alle prese con l’emergenza educativa.
In base alla vostra esperienza come si sono sviluppate negli ultimi tempi le problematiche che interessano i minori
Lo scenario sociale è ulteriormente cambiato ed emerge il forte bisogno di accoglienza e di inserimento di adolescenti appartenenti non solo alle «classiche» famiglie multiproblematiche caratterizzate da degrado socio – economico – culturale e/o deviante, ma famiglie appartenenti ad ambienti sociali e culturali medio – alti che non riescono più a contenere i comportamenti trasgressivi e/o devianti dei propri figli adolescenti. Solo negli ultimi mesi abbiamo ricevuto circa 10 richieste di inserimenti di adolescenti con questa tipologia di problematica, e ciò lascia purtroppo presupporre che siamo di fronte ad una emergenza sociale che sta assumendo una dimensione ingestibile con i servizi esistenti, perché non strutturati per rispondere a questo bisogno specifico. La realtà dei minori fuori famiglia è una piaga sociale che si sta diffondendo sempre di più ma di cui i mass media non rilevano l’importanza. Ciò che emerge è che i servizi sociali e giudici tolgono bambini alle loro famiglie, perché non si vuole ammettere al contrario che un minore in comunità è un fallimento di tutta la società. Un minore oggi è inserito in comunità non perche viene tolto alla famiglia, ma per essere tutelato e protetto da adulti che spesso sono troppo distratti, incuranti, maltrattanti o abusanti. Mi sembra importante precisare che un minore viene inserito in comunità per essere protetto e non per essere punito, non perché ha fatto qualcosa, ma perché l’ha subita. Eppure, spesso ,i minori in comunità, soprattutto quando sono adolescenti, vengono emarginati ed etichettati come «ragazzi di comunità», con una accezione dispregiativa e punitiva. Questi minori «pagano» la colpa di chi li avrebbe dovuti amare e curare.
I minori fuori famiglia vengono definiti un popolo silenzioso, che comunque necessità di sostegno.
Quando parliamo di «minori fuori famiglia» bisogna distinguere tra i minori fuori famiglia e i minori senza famiglia. Entrambi per un periodo della loro esistenza hanno vissuto in comunità, ma per i minori senza famiglia la vita è più complicata e il futuro meno programmabile. Per legge i minori senza famiglia hanno diritto ad avviare un percorso di affido in famiglia o di adozione, perché tutti i minori hanno diritto di vivere nella loro famiglia o in alternativa in una famiglia. Di fatto, l’istituto dell’adozione e dell’affido ha un iter molto lungo e spesso questi minori diventano adottabili quando sono già adolescenti e a quell’età la possibilità di trovare una famiglia diventa una «mission impossible». Per tale motivo parliamo di minori affetti dalla «sindrome abbandonica»: l’abbandono è una cicatrice invisibile che spesso rende loro difficile vivere una vita serena soprattutto dal punto di vista relazionale. Per loro tutto diventa più faticoso perché quella ferita li rende fragili e soggetti maggiormente alle avversità della vita. Consapevoli di questo, dal 2005 accompagniamo le nostre minori anche dopo il compimento del 18° anno di età, fino al raggiungimento di una più stabile autonomia. Attualmente oltre alle 12 adolescenti accolte nella comunità, seguiamo 8 maggiorenni provenienti da un percorso comunitario: tra di loro c’è chi studia al liceo, chi all’Università, chi si è già laureata ed è alle prese con le sfide del mercato del lavoro e chi sta facendo tirocini formativi. Per diverse di loro sono previsti dei finanziamenti pubblici, ma spesso questi tardano ad arrivare. Così da quest’anno, per dare continuità al loro percorso di crescita abbiamo lanciato l’iniziativa «un salvadanaio per le 18enni», al fine di creare un fondo che ci permette di dare contiguità al loro percorso di crescita anche in assenza di finanziamenti pubblici. Lo scorso Natale il Cagliari Calcio ha organizzato un evento solidaristico e il ricavato è stato destinato per tale iniziativa. Il resto lo stanno facendo le donazioni del privato cittadino o i fondi raccolti con il 5X1000, attraverso il codice fiscale numero: 97446300580.
Roberto Comparetti
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