Lavorare insieme per guarire il pianeta

Riflessioni a margine della 49ma Settimana sociale dei Cattolici italiani

L’idea è semplice, di solare evidenza, e nell’enciclica «Laudato si’» ricorre continuamente: tutto è collegato e in relazione.

La comprensione del nostro mondo, soprattutto in questi tempi, richiede di mettere in primo piano la relazione delle singole parti tra loro e con il tutto.

L’abbiamo visto in occasione della pandemia: ciò che accade in punto del pianeta ha un riflesso dappertutto, così come un’emergenza medica diviene immediatamente politica, sociale ed economica.

La 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, tenutasi a Taranto dal 21 al 24 ottobre, ha scelto di dedicare alla questione il proprio programma: «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso».

Forte ed esplicita è stata la connessione con i lavori svolti a Cagliari nell’edizione precedente, consacrata al tema del lavoro.

La sede di Taranto, con le sue drammatiche storie di dolore e lotta, ha messo sotto i nostri occhi la relazione tra la vita e la salute dell’uomo, i fenomeni e problemi ambientali, la vivibilità degli spazi urbani, le dinamiche sociali, industriali e istituzionali a tutti i livelli. 

La cura dell’uomo è in connessione con la custodia dell’ambiente.

Abbiamo sentito il grido di dolore dalla mamma del Veneto che denuncia l’avvelenamento dei figli da PFAS, l’indignazione della dottoressa di Taranto che parla dei tumori dei bambini di quella «città sotto assedio», la passione di don Patriciello nel racconto della Terra dei Fuochi.

È stato evidente che ogni azione di trasformazione sociale deve avere la sua ragion d’essere nell’amore all’uomo concreto, in modo che il travaglio dell’esperienza quotidiana si traduca in politiche di rinnovamento.

Prendersi cura di noi stessi significa sempre anche prendersi cura del mondo che non solo ci circonda, come lo scenario d’un teatro, ma anche ci sostiene. 

Le nostre azioni sono in connessione con il futuro di tutti. Il cambiamento sarà frutto delle grandi strategie politiche ed economiche ma anche di una serie innumerevole di scelte personali, anche piccole, di attenzione all’uomo.

È in evidenza il valore morale delle scelte individuali, atti d’amore che esprimono la nostra dignità e la consapevolezza delle relazioni che legano gli uomini tra loro e all’intero ambiente.

Secondo la responsabilità di ciascuno, siamo tutti invitati a riflettere sulle conseguenze dei nostri comportamenti, in modo che si inseriscano nella storia degli uomini ed essere un bene per il «noi» che abita il mondo. 

L’impegno per risanare il mondo è in connessione con la contemplazione della sua sorprendente bellezza.

Serve uno sguardo contemplativo per cogliere nel mondo non un problema ma un mistero di bellezza totalmente gratuito, un dono offerto dal Creatore che non può in alcun modo essere ridotto all’utilità che possiamo ricavarne.

È lo sguardo di Gesù sui bambini, gli uccelli del cielo e i fiori del campo.

Solo chi ha uno sguardo contemplativo scopre il valore intrinseco delle cose conferito loro da Dio ed è capace di gioia e lode, amore e impegno.

Come scrisse il poeta polacco Cyprian Norwid: «La bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere». 

Questa Settimana Sociale ci chiama ad un lavoro per guarire il pianeta, il «giardino» che siamo chiamati a coltivare e custodire (Gen 2,15). Insieme. 

Giuseppe Baturi – Arcivescovo

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