Riflessione sul Messaggio della Giornata mondiale del Malato
Vicinanza per una comunità capace di guarigione.
«Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8)».
In questa verità evangelica, il riferimento per la cristianità universale nella XXIX Giornata Mondiale del Malato.
La fraternità universale, argomento dell’ultima lettera enciclica di Papa Francesco. L’incarnazione della Sapienza in Cristo, Mistero della Fede che fa di lui l’unico Maestro.
Una duplice verità, quale prezioso suggerimento per la riflessione dei singoli battezzati e per la condivisione comunitaria.
Riflessione e condivisione che troveranno degna valorizzazione, nei «momenti forti» della giornata: il dialogo della preghiera e l’incontro sacramentale. Viviamo un anno particolare, ne siamo consapevoli.
L’umanità intera è vittima di una pandemia che, a distanza di un anno, continua a colpire e non certo marginalmente.
Nel Covid-19 un pericoloso nemico, portatore di sofferenza e di morte. Un invisibile avversario, capace di incidere drammaticamente nella vita sociale, lavorativa, culturale.
Non neghiamolo… talvolta ci sentiamo smarriti e abbiamo difficoltà a considerare l’attuale pandemia come un’opportunità. Eppure è quanto ha auspicato papa Francesco, nel discorso rivolto all’ONU lo scorso 25 settembre.
«Si tratta di un tempo di prova che diventa un tempo di scelta. Anzi, che può anche rappresentare una reale opportunità di conversione».
Siamo dunque esortati a superare lo smarrimento e definire, in questo momento storico, la giusta scelta di vita e di fede: la scelta della vicinanza.
Un balsamo prezioso, così la definisce papa Francesco nel messaggio per questa XXIX Giornata Mondiale del Malato: «la vicinanza, infatti, è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia».
La malattia esorta alla vicinanza ma soprattutto ne richiama il ruolo essenziale, in tutta la nostra esistenza.
La vicinanza non può ridursi a una scelta personale, dettata dalla necessità del momento, secondo le parole del Papa deve costituire uno stile di vita, tutt’altro che opzionale, per ogni comunità cristiana: «Viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria, infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili».
Una comunità capace di guarigione… una simile definizione, estrapolata dal contesto, rischierebbe di essere fraintesa e banalizzata nella poco evangelica diffusione di quell’ambiguo «miracolismo», suggestivo per pochi e dannoso per tutti.
Evitiamo i fraintendimenti e, facendo nostre le parole del Papa, impegniamoci per dar vita a comunità di guarigione autentiche e attuali, nelle quali «ognuno è capace di mettere da parte le sue esigenze e aspettative, i suoi desideri di onnipotenza davanti allo sguardo concreto dei più fragili.
Il servizio guarda sempre il volto del fratello, tocca la sua carne, sente la sua prossimità e cerca la promozione del fratello. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone».
La scelta della vicinanza, per una comunità capace di guarigione.
Non uno slogan conclusivo ma un progetto realizzabile, alla sequela dell’Unico Maestro, con lo sguardo sempre attento alla persona del malato, per la migliore condivisione del suo cammino di vita e di fede.
Alcuni possono offrire qualificate competenze, molti hanno da investire notevole esperienza, tutti devono servire nell’autentica vicinanza.
Don Marcello Contu
Direttore ufficio diocesano di Pastorale della Salute
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