XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: “Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli.
Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”.
Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”.
Ma poi si pentì e vi andò.
Si rivolse al secondo e disse lo stesso.
Ed egli rispose: “Sì, signore”.
Ma non vi andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”.
Risposero: “Il primo”.
E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli”.
Questa settimana commenta il Vangelo don Giuseppe Spiga, sacerdote “fidei donum» a Viana in Brasile. Grazie a don Roberto Piredda per il servizio reso nelle ultime settimane.
Commento a cura di Giuseppe Spiga
C’è un’incoerenza buona, che da frutto e un’altra cattiva, che è terreno arido e pieno di spine.
C’è chi dichiara di non «aver voglia» ma fa la volontà di Dio e chi, agli occhi del mondo, appare obbediente ma poi non lo è.
Ci sono quelli considerati giusti, anche i farisei lo erano, e ci sono quelli «condannati» che non potranno vedere Dio ma ce l’hanno già nel cuore.
Ci sono le prostitute e i pubblicani.
Chi sono le prostitute e chi i pubblicani?
Sono i peccatori pubblici, quelli che si dichiarano peccatori per la loro esistenza, per il tipo di vita che conducono, vendono il proprio corpo le prime, sono ladri e pieni di corruzione i secondi.
Gesù dichiara che i grandi peccatori pubblici del suo tempo hanno avuto il coraggio di ravvedersi, di incontrare il Signore, perché ha fatto «ardere il loro cuore e li ha fatti mettere in cammino» per incontrare il paradiso.
Questa pagina del Vangelo di Matteo, mi ricorda molto uno dei due ladroni, crocifisso al lato di Gesù, da noi, oggi, chiamato buono, ma per i contemporanei, che non hanno avuto modo di ascoltare le sue ultime parole e soprattutto la risposta del Nazareno, è rimasto un malfattore, il più peccatore di tutti, quello che meritava di morire in croce e non essere ricordato da nessuno.
Ci capita di giudicare i nostri fratelli, di considerarli indegni di Dio, come fece il fariseo che occupava il primo banco nel tempio, criticando e condannando il pubblicano che si batteva il petto, riconoscendo i propri errori.
Siamo incoerenti, crediamo di dire sì con le nostre preghiere, ma diciamo no con le nostre azioni.
Il Vangelo va avanti parlando del Battista: «Venne Giovanni sulla via della giustizia e non gli avete creduto».
Si parla quindi di giustizia, di diritti dell’essere umano, di diritto al cibo, al vestito, all’acqua potabile, alla terra, di diritto a un futuro migliore per chi scappa dalla propria terra per non morire.
Anche noi non ci stiamo credendo, vediamo «queste cose» e non facciamo quasi nulla per convertirci e cambiare la situazione.
Giovanni grida ancora nel deserto dei cuori, che dicono di avere compassione, ma poi non fanno nulla per amare Gesù nei fratelli più piccoli, proprio come chi disse: «“Sì, Signore”, ma poi non vi andò».
Con questa domenica inizia il mese missionario, nel quale solitamente ricordiamo l’annuncio del Vangelo sino agli ultimi confini della terra.
Ricordiamo i chiamati «missionari», che hanno lasciato la propria terra e «vivono la missione in prima linea».
Credo che il mese missionario, non sia solo loro, ma sia di tutti i battezzati.
Papa Francesco ci ricordava, con il mese missionario straordinario, che per essere missionari basta il sacramento del battesimo, «battezzati e inviati».
Dio chiama e invia a lavorare nella sua vigna ogni battezzato, chiama ad annunciare e vivere l’amore nel luogo dove mi trovo in questo momento, con il prossimo che sta al mio fianco.
Non posso pensare che la responsabilità sulla giustizia sia solo dei «grandi», di coloro che governano il mondo; anch’io devo fare la mia parte. Come stiamo rispondendo alla sua chiamata?
A quale dei figli possiamo paragonarci?
Se il mio cuore arde quando incontro il Signore, non posso rimanere fermo, devo mettermi in cammino, devo trasformare l’incontro con Dio nell’incontro con il prossimo e convertire il cuore, come fecero le prostitute e i pubblicani al tempo di Gesù.
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