Ogni sera la novena in preparazione alla solennità del 15 agosto
Una delle celebrazioni più belle e suggestive che si svolge nella nostra Cattedrale di Cagliari è proprio quella della Assunzione di Maria santissima al cielo.
È certamente una festa molto diffusa in tutta la nostra Isola ancor prima della definizione dogmatica, per l’influsso degli Orientali, e proprio per questo influsso ha delle caratteristiche che la rendono ancor più toccante per noi credenti.
L’immagine della Madonna assunta che viene esposta al centro della Cattedrale, infatti, non è la consueta immagine della Vergine Maria portata in cielo dal coro degli angeli che si erge su una nuvola del cielo, ma è bensì, proprio secondo la tradizione bizantina, la raffigurazione della Madre di Dio che si addormenta a questo mondo per essere trasportata in anima e corpo presso il trono del Signore.
È l’immagine della «Dormitio Virginis», posta su una lettiga preziosamente attorniata da 11 angioletti dorati.
Questo simulacro è opera di scuola siciliana del XIX secolo e venne donato alla città di Cagliari dalla futura regina Maria Cristina di Borbone, moglie di Carlo Felice di Savoia, durante il periodo di permanenza della corte sabauda a Cagliari (1799 – 1814).
Ancora oggi, all’inizio della novena di preparazione alla solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al cielo, il suo simulacro viene rivestito con sontuosi abiti dalle rappresentanti delle stesse famiglie nobili a cui appartenevano le dame di corte di Maria Cristina a Cagliari, ovvero le famiglie Amat, Manca di Villahermosa e Sanjust, in ossequio al privilegio loro concesso dalla stessa Maria Cristina per l’adempimento del singolare compito.
La statua lignea della Madonna venne donata alla Municipalità di Cagliari e per questo era conservata inizialmente nel palazzo di Città, a fianco della Cattedrale; quando, agli inizi del XX secolo, la Municipalità si trasferì nel nuovo palazzo in via Roma, il simulacro venne affidato al Capitolo Metropolitano e quindi conservato gelosamente nella sacrestia della Cattedrale.
Durante tutta la novena, ogni sera, i fedeli si pongono attorno al simulacro della Dormiente, per recitare il S. Rosario, per cantare le lodi di Maria e per ripetere quella meravigliosa preghiera che Pio XII, proclamando il 1° novembre 1950, il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria, volle lui stesso recitare.
«Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi. […] Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio. […] Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli» (Ven. Pio XII).
A questa solennità, per noi cagliaritani, è legata un’altra bellissima tradizione: quella dell’esposizione della Sacra Spina della Corona di nostro Signore Gesù Cristo.
Questa preziosissima reliquia della Passione di Nostro Signore è arrivata fino a noi, in un modo fortunoso, che è ben degno del suo importantissimo valore.
La sua presenza nella Chiesa di Cagliari, così lontana da quella di Gerusalemme, la scopriamo da un breve di Papa Clemente VII che prescrive per il giorno della vigilia dell’Assunta e in quello della sua festa l’esposizione, alla venerazione dei fedeli, di una spina presa dalla corona di spine che cingeva il capo del nostro Salvatore nella sua passione. Il perché ha del meraviglioso.
Durante il sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi protestanti, questa reliquia si trovava, insieme ad altre, nella camera del pontefice. Il soldato che se ne impossessò, tale Giovanni Borsena, si imbarcò poi a Gaeta con altri lanzichenecchi carichi degli oggetti rubati.
La nave, però, andò incontro ad una terribile tempesta e fu costretta cercare approdo nel porto di Cagliari.
Qui, forse per sciogliere un voto fatto nel momento di maggiore panico, Giovanni Borsena ed i suoi compagni, consegnarono il bottino saccheggiato all’arcivescovo di Cagliari Gerolamo da Villanova.
L’Arcivescovo si premurò di far sapere subito al pontefice del ritrovamento del bottino saccheggiato, e il papa Clemente VII, come segno di gratitudine lasciò la preziosa reliquia e un trittico attribuito al pittore fiammingo Roger Van Der Weiden, pittore attivo a metà del Quattrocento.
Monsignor Alberto Pala – parroco della Cattedrale
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