Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Commento a cura di Diego Zanda
Il Vangelo dell’ultima domenica dell’anno liturgico, solennità di Cristo Re, ci porta direttamente ai piedi della croce di Gesù.
Che strana questa liturgia che accosta la regalità di Cristo alla croce.
A noi verrebbe spontaneo associare la regalità di Gesù alla sua resurrezione, o a qualche evento in cui si è mostrato nella sua potenza e nella sua gloria, come la trasfigurazione o qualche grande miracolo.
Questo perché associamo il re, così come ogni potente sulla terra, al potere e alla gloria.
Questa solennità ci ricorda invece che la regalità di Cristo è nella sua croce. La croce è il trono di Cristo. La croce è la gloria stessa di Dio. Ma in cosa consiste la regalità di Gesù?
Proviamo a farci un’altra domanda. Chi è un bravo re?
Il re è innanzitutto il garante dell’ordine, della giustizia e della pace. Egli è fondamentalmente a capo di una comunità a servizio dei bisogni di questa e dei singoli che la compongono.
Un buon re è dunque colui che va incontro alle mie necessità, colui che mi fa star bene, colui che riesce a risolvermi i problemi. Per cui io lo servo e lo onoro nella misura in cui lui riesce ad andare incontro ai miei bisogni.
Questa idea che abbiamo del buon re la trasportiamo anche nei confronti di Dio, per cui la fede e la preghiera diventano l’occasione di richiesta di esaudimento dei nostri desideri.
La regalità di Cristo si identifica quindi con la sua capacità di far fronte ai miei problemi e di risolverli.
In questa ottica Cristo è re quando e se mi fa la grazia che mi aspettavo, quando e se mi compie il favore o il miracolo che tanto gli ho richiesto; ma soprattutto egli è il re per me quando e se mi fa condurre una vita tranquilla e senza problemi.
Cristo deve essere il garante del mio confort, del mio wellness, del mio star bene.
C’è però una difficoltà in questo ragionamento: Cristo si mostra re nella sua croce. Cristo si mostra re nella sua passione.
Quel re che pensavo mi togliesse preoccupazioni e ansie dalla vita è re nella misura in cui muore nella più atroce sofferenza. Di fronte alla sofferenza l’uomo ha solo una reazione: il desiderio di salvezza.
Ai piedi della croce Gesù viene deriso perché il suo annuncio di salvezza fallisce miseramente: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto»; e ancora: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso, e anche noi!».
Il desiderio dell’uomo nei confronti di Dio è un desiderio di salvezza, una salvezza che la croce sembra negare e vietare.
Il desiderio dell’uomo è, in fin dei conti, una salvezza dalla croce.
Dio in croce è il fallimento di questo desiderio: nella croce non c’è salvezza.
Solo una persona riesce a cogliere la regalità di Cristo: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Il buon ladrone è capace di riconoscere la regalità di Gesù a partire dalla croce, riconosce che la croce è il mezzo per poter entrare nel regno di Dio, ed è l’unico che riesce a sfruttare l’«oggi» della salvezza.
Il buon ladrone ha compreso l’essenza della regalità di Cristo: Gesù non salva dalla croce; Gesù salva nella croce. La fede in un Re crocifisso è allora la possibilità per ciascuno di noi di fare esperienza, nella nostra stessa croce, della salvezza di Dio e del suo amore per noi.
La croce, che Gesù ha voluto accogliere come suo trono, diventa il luogo della presenza di Dio e della sua salvezza, perché il nostro Dio non si è accontentato di togliere via i problemi e le contraddizioni della nostra vita, ma le ha volute abitare e redimere dal di dentro.
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